
Umanità

Scappata dagli orrori della Germania nazista, la filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt nel 1940 trova rifugio insieme al marito e alla madre negli Stati Uniti, grazie all'aiuto del giornalista americano Varian Fry. Qui, dopo aver lavorato come tutor universitario ed essere divenuta attivista della comunità ebraica di New York, comincia a collaborare con alcune testate giornalistiche. Come inviata del New Yorker in Israele, Hannah si ritrova così a seguire da vicino il processo contro il funzionario nazista Adolf Eichmann, da cui prende spunto per scrivere La banalità del male, un libro che andrà incontro a molte controversie.
Maria Frau ebbe una carriera fulminante dal 1950 al 1957: 17 film, copertine di riviste nazionali e internazionali, fotoromanzi, i primi sceneggiati della Rai, trasmissioni radiofoniche. Un volto diventato subito popolare nell'Italia che faticosamente usciva dalla guerra. Carnagione mediterranea, lunghi capelli neri, occhi incantatori, corpo sinuoso. All'improvviso, il ritiro dalle scene, a soli 26 anni, senza spiegarne la ragione. Né una conferenza stampa, né un'intervista. Scomparsa, da un giorno all'altro. Via dall'Italia e il silenzio. Perché? Dopo 66 anni, "Frau talks", rompe l'isolamento e il silenzio e si racconta nel documentario Maria Frau, l'attrice che spense la sua stella, scritto e diretto da Sergio Naitza e prodotto da Karel con il sostegno di Fondazione Sardegna Film Commission, Società Umanitaria-Cineteca Sarda e Comune di Nulvi. Nel documentario scorrono vita artistica e privata, dalla natìa Sardegna al successo, con aneddoti e curiosità sul cinema italiano anni Cinquanta. Per la prima volta Maria Frau – splendida 93enne - spiega perché nel 1956 decise di calare il sipario, di eclissarsi dal mondo dello spettacolo, dalla notorietà, dalla ribalta mediatica. Lo rivela in due parole, nella sua casa di Austin, Texas: "per amore. Sono sparita solo per amore". Maria Frau apre lo scrigno dei ricordi: le radici sarde, il trasferimento a Roma in cerca di un lavoro più redditizio, infanzia e adolescenza nella capitale dove il cinema si accorge di lei. Maria è una bella ragazza, volto pulito, sguardo sognante. Mentre è seduta nella sala d'aspetto di un ufficio, la nota il regista Mario Bonnard che sta cercando la protagonista per il suo film Margherita da Cortona. Non l'ha ancora trovata, nonostante abbia anche lanciato un concorso nazionale. "Tu sei Margherita" le dice. E la scrittura. Da quel momento inizia la rapida ascesa verso il successo. I giornali parlano di lei, la sua immagine campeggia su tutte le riviste, la fama travalica i confini nazionali. Ha ruoli di prima attrice nel cinema popolare, versione melò; la sua bravura e versatilità la portano a girare in Germania, Turchia e Francia; duetta con Totò nel ruolo di Cleopatra in Totò all'inferno ed Eduardo De Filippo la vuole accanto a Renato Rascel nella versione cinematografica della sua commedia Questi fantasmi. Nel 1954, agli albori della Rai, è nello sceneggiato L'affare Kubinski diretta da Anton Giulio Majano, e sono tante le partecipazioni a programmi radiofonici in cui chiacchiera con gli ascoltatori. Ma al vertice della popolarità e con tante offerte di lavoro, Maria Frau spegne la sua stella. La favola della povera ragazza sarda, novella Cenerentola, che dall'anonimato diventa una star, si interrompe bruscamente, ma insieme dolcemente. Per amore, appunto. Una bella storia che parla anche al nostro tempo: dove apparire, esserci, mostrarsi, viene prima di vivere.
Paolo è un giovane friulano iscritto alla facoltà di storia all'università di Bologna. Appassionato di etnografia ed entusiasta dei contenuti esposti dal professore durante una delle ultime lezioni di antropologia culturale, decide che l'argomento da approfondire per la sua tesi di laurea verterà sugli Shardana e le civiltà prenuragiche e nuragiche. Ne parla con il professore che ben volentieri lo sostiene in questa sua idea, accettando di divenire il suo relatore. Il giovane rientrato a casa per il fine settimana, illustra ai genitori il suo progetto. Paolo partirà verso i primi di Aprile in totale autonomia, con l'auto fino a Livorno e poi in traghetto fino a Cagliari. Non ha ancora deciso quanto si fermerà ma sicuramente resterà il tempo necessario per visitare i luoghi scelti. Ad un certo punto la sua ricerca diventerà qualcosa di ben più curioso ed interessante grazie a Maria Carmen, una misteriosa donna del luogo che l'accompagnerà lungo il suo percorso che diverrà una sorta di viaggio alla scoperta dei misteri della cultura e della storia sarda.
Jeffrey "Drugo" Lebowski, i cui fondamentali interessi nella vita sono il bowling e il cocktail White Russian, viene scambiato da un gruppo di criminali per un suo omonimo miliardario. Recatosi da costui per chiedere la sostituzione del tappeto che i malviventi gli hanno rovinato, l'uomo verrà coinvolto in un pericolosa e pazzesca avventura.
Salvatore Todaro comanda il sommergibile Cappellini. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1940, mentre perlustra l'Atlantico in cerca del nemico, si imbatte nel Kabalo, un mercantile armato belga. Il Belgio è una nazione neutrale però il battello naviga a luci spente e trasporta aerei inglesi. Scoppia una battaglia in cui Todaro perde un uomo valoroso e affonda il mercantile senza pietà. Non è però l'affondamento che fa di lui un eroe consegnato alla memoria eterna. Piuttosto, è il salvataggio dei 26 naufraghi, effettuato navigando in emersione per 4 giorni e 4 notti mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini. Il capitano del Kabalo, congedandosi da lui, gli chiede perché si sia esposto ad un tale rischio per loro che al suo posto non lo avrebbero mai fatto. Todaro risponde: "noi siamo italiani".
Il film rievoca l'intensa stagione di lotte, che negli anni 70, hanno visto protagoniste soprattutto le donne. Il film, documentario di montaggio di repertori (ma non solo), si sviluppa in una narrazione soggettiva che intreccia il personale con il collettivo, il privato con il politico e ci accompagna attraverso 10 anni di storia che hanno cambiato il mondo per tutti.
Le vie della città sono disseminate di cadaveri. La città per cui si aggira disperata Antigone è grande e moderna. I cadaveri sono quelli dei ribelli e devono restare lì, all'aria aperta, per ordine delle autorità cittadine, come monito per scoraggiare altre insurrezioni. Solo Antigone sembra accorgersi dell'assurdità della situazione e comincia a seppellire i cadaveri. Anche lei verrà uccisa. Versione moderna e un po' semplicistica della tragedia di Sofocle. La borghese Antigone scopre la disumanità del potere e si ribella. Insomma un film tipico dei suoi tempi. Le sequenze delle strade di Milano piene di cadaveri conservano però una loro suggestione.