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- -Un ragazzo di borgata torna dalla moglie, abbandonata tempo prima, quando la prostituta che lo mantiene viene arrestata. Capolavoro d'esordio nel cinema di Pasolini.
Un ragazzo di borgata torna dalla moglie, abbandonata tempo prima, quando la prostituta che lo mantiene viene arrestata. Capolavoro d'esordio nel cinema di Pasolini.
In un camper parcheggiato nella Foresta Nera vive una strana coppia: un ragazzo, Richi, e una bambina chiamata “Sputo”. A Roma, l’agente della Polizia Postale Milia Demez (Cosmina Stratan, Palma d’oro a Cannes per Oltre le colline) indaga su una rete di pedofili. Per farlo, ogni giorno cataloga foto e video dal web: si sente sempre in ritardo, impotente e “fuori sincrono” di fronte ai crimini a cui assiste senza poter intervenire. Analizzando l’ennesimo filmato, scopre l’identità di una bambina: è Magdalena Senoner, scomparsa qualche tempo prima in Sud Tirolo. Le immagini, però, viaggiano senza confini, difficile capire da dove arrivino. Anche il mondo dei protagonisti fluttua tra Paesi e lingue diverse. Milia sarà in grado di decifrare la scomparsa assurda di quella bambina grazie a una lingua poco parlata, ma che lei conosce bene, il Ladino.
Nel primo episodio ("In Vespa") Nanni Moretti vaga per una Roma estiva e semideserta, va al cinema, raggiunge il Lido di Ostia fino al luogo in cui è stato ucciso Pasolini. Nel secondo ("Isole") partiamo da Lipari per arrivare a Filicudi in compagnia di Gerardo, teledipendente inconfessato. L'episodio finale ("Medici") segue invece l'odissea di Moretti a cui viene diagosticato un tumore al sistema linfatico. Dei tre episodi il migliore è il primo, tutto carrellate e riprese dal basso in mezzo ai palazzi romani. Ma funziona bene anche il terzo, così asciutto e privo di retorica, per di più su una materia autobiografica in cui sarebbe stato facile perdere la misura.
La storia della figlia più piccola di Karl Marx, Eleanor: brillante, colta, libera e appassionata, una delle prime donne ad avvicinare i temi del femminismo e del socialismo, sarà travolta da una storia d'amore dal destino tragico. Le contraddizioni di una donna e di un'epoca in bilico tra ragione e sentimento, sottomissione ed emancipazione.
Londra, seconda metà dell'Ottocento. A causa di una malattia molto rara, la neurofibromatosi, che gli ha dato sembianze mostruose, il giovane John Merrick viene esposto come "uomo elefante" nel baraccone di Bytes, un alcolizzato che campa sfruttando la sua mostruosità e lo tratta come una bestia. E' qui che Merrick viene scoperto dal dottor Frederick Treves, un chirurgo del London Hospital che convince Bytes a cederglielo per qualche tempo in modo da poterlo studiare e curare. Portato in ospedale e presentato a un congresso di scienziati, John si rivela ben presto agli occhi di Treves come un uomo di intelligenza superiore e di animo raffinato e sensibile.
Roma, 1976. Valerio (Mattia Garaci) ha dieci anni e una fervida immaginazione. La sua vita di bambino viene sconvolta quando, insieme alla madre (Barbara Ronchi), assiste all’attentato ai danni di suo padre Alfonso (Pierfrancesco Favino) da parte di un commando di terroristi. Da quel momento, la paura e il senso di vulnerabilità segnano drammaticamente i sentimenti di tutta la famiglia. Ma è proprio in quei giorni difficili che Valerio conosce Christian (Francesco Gheghi), un ragazzino poco più grande di lui. Solitario, ribelle e sfrontato, sembra arrivato dal nulla. Quell’incontro, in un’estate carica di scoperte, cambierà per sempre le loro vite.
La storia di due uomini, Arthur (Fabrice Luchini) e César (Patrick Bruel), grandi amici da lungo tempo. La loro amicizia dura sin dai tempi della scuola e, nonostante gli anni, i due sono rimasti sempre in buoni rapporti. Arthur lavora come ricercatore nel campo della medicina, è un uomo molto organizzato e attento che ogni norma venga rispettata. César, invece, è l'esatto opposto: ha un carattere un po' arrogante, è trasgressivo e spericolato, tante da ricevere lo sfratto a causa di una bancarotta. Le diversità tra i due non finiscono qui, in quanto anche le vite sentimentali della coppia di amici sono agli estremi. Arthur ha una figlia, ma è divorziato e spera ancora che sua moglie torni un giorno a casa; mentre César passa da un'avventura di una notte all'altra, senza mai legarsi davvero a nessuna donna. Per un caso del destino, il puntiglioso ricercatore viene a sapere che il suo amico è gravemente malato e, dall'altra parte, anche César scopre che l'altro è prossimo a passar a miglior vita. Come due veri grandi amici nel momento del bisogno, i due uomini faranno di tutto per realizzare l'uno i sogni dell'altro prima che abbandoni per sempre questo mondo...anche quelli che non li accomunano.
Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella. L'infanzia, l'età adulta e la vecchiaia di cinque sorelle nate e cresciute in un appartamento all'ultimo piano di una palazzina nella periferia di Palermo. Una casa che porta i segni del tempo che passa come chi ci è cresciuto e chi ancora ci abita. La storia di cinque donne, di una famiglia, di chi va via, di chi resta e di chi resiste.
Il documentario esplorerà di notte i confini del Medio Oriente per incontrare personaggi in Libano, Siria, Iran, forse in Egitto. Il regista segue un'intuizione radicale: in questa regione, un'immersione totale rende possibile una percezione priva di preconcetti.
Molecole, film diretto da Andrea Segre, è un documentario realizzato dal regista durante il lockdown, causato dalla pandemia di Coronavirus. Segre, che da anni vive a Roma, è rimasto bloccato nei mesi di quarantena a Venezia, dove stava lavorando ad alcuni progetti. Il capoluogo veneto è sempre stato un punto di riferimento per il regista, in quanto patria del padre e in parte sua. Durante il lockdown Segre ha visto la città svuotarsi giorno dopo giorno fino a quando non vi restava soltanto che la bellezza storica di Venezia con la sua natura decadente. Costretto a trascorrere i giorni nella casa di famiglia, il regista ha scavato nei meandri della memoria e tra i ricordi paterni e familiari, ritrovando anche quella identità di veneto in parte affievolita. Quello che ne ha tirato fuori è un documentario incentrato sul padre, morto dieci anni prima, ma che racconta anche Venezia e i suoi abitanti, missando la sfera personale con quella cittadina. La storia di una città invasa dalle acque, narrata con immagini e voci di chi l'ha vissuta, e allo stesso tempo il presente, che ha visto una Venezia vuota e congelata affrontare insieme al mondo il letale virus.